Denigrazione dello sport e attitudine fisica nelle nuove generazioni.

Attenzione: questa non vuole essere una critica alle nuove generazioni, ma piuttosto un monito  per chi ha un dovere pedagogico.

Ho voluto prendere in considerazione due elementi dello sport:

–      la denigrazione del senso dello sport nelle scuole calcio

–      la tendenza ad una carenza di attività all’aperto nelle generazioni attuali

La Nazionale italiana calcio è uscita malamente agli europei 2024 che si sono svolti in Germania. Tra le varie cause tirate in ballo, la carenza di calciatori di spessore con nazionalità italiana ed una carenza della “pedagogia atletica”.

La prima prende forma dalla mancanza del calcio da strada e dall’indirizzo delle scuole calcio che hanno smesso di aspettare lo sviluppo normale dei talenti diventando una tormentata scuola di esasperazione degli schemi di gioco. In una prima fase del gioco esiste un rapporto tra le proprie abilità connesse al corpo che il bambino deve sviluppare con addestramento ripetitivo dei movimenti fisico/atletici. Il talento  calcistico (come qualsiasi talento) si forma e si sprigiona per ore trascorse/passate con il pallone tra i piedi. Il muretto su cui si tirava, e si tirava continuamente, era un addestramento ripetuto e voluto dal bambino che sfidava in primis le proprie abilità. Oppure gli impedimenti del “campo” (nel mio parcheggio sotto casa c’erano sei ciambelle di cemento per piante larghi più di un metro che dovevi evitare o usare con sagacia per far rimbalzare la palla dove volevi, ma dovevi essere bravo) che facevano sbocciare quelle capacità differenti di palleggio e di controllo della palla. Con l’agonismo del competere (e non della competizione) e l’entusiasmo dell’età, ci si esercitava non per arrivare ad essere Mbappè con i suoi milioni (ai tempi c’erano Rivera e Mazzola), ma a vincere con la squadra dando il meglio di sé.

Non c’erano schemi; tutti in attacco, tutti dietro al pallone, e questa era la miglior pedagogia, il vero tratto sportivo che in quella prima fase era necessario.

Differentemente, la pedagogia del risultato e del programma, sopra la naturale attinenza dei bambini o ragazzi, l’asfissia di genitori che vedono talenti (e fonte di redditi futuri) prima di vedere la soddisfazione del bambino, tendono a rendere tossico il naturale percorso. La gioia di aver gareggiato ed esultato per la passione vengono sostituite dall’analisi della tecnica la cui ferma applicazione è primaria.

Montessori con la sua pedagogia del permettere, del lasciare avvicinare il bambino, avrebbe un grande tormento ad entrare oggi in un campetto di scuola calcio dove con tantissima scuola, si è perso il calcio.

Pratica qualsiasi arte: musica, canto, danza, recitazione, disegno, pittura, scultura, poesia, narrativa, saggistica, giornalismo… non importa se lo fai bene o male ma fallo non per ottenere denaro o fama, ma per sperimentare il divenire (per crescere), per scoprire cosa c’è dentro di te, per far crescere la tua anima! (Kurt Vonnegut, lettera agli studenti)

E questo ultimo passaggio mi permette di entrare nel secondo problema: l’abuso dei device da parte dei più piccoli. Dietro questi calmanti digitali che tanto servono ai genitori per anestetizzare le “noie” dei propri figli si nasconde un’altra minaccia pedagogica. Bambini che crescono con videogiochi su cui passano ore, mancano quel rapporto con il vivere correndo, giocando e cadendo (anche quello, perché insegna). La sedentarietà accettata dalle mamme che preferiscono la tranquilla cameretta al prato sotto casa oramai “infestato” dai maggiori criminali (il dato è falso e spinto dai media che cercano di vendere le loro notizie) si sostituisce all’azione normale di cui il corpo avrebbe bisogno nella sua fase di crescita.

La teoria de il risultato prima della persona, è la crisi di questo millennio e la sua manifestazione più grave si è presentata con la riforma della scuola dove è diventato più importante l’Inglese, che ti permette di commerciare, del Latino che ti permette di pensare. E quando, pieni di soldi ci ubriacheremo delle immagini dell’ultimissimo smart phone, saremo convinti che questa è la felicità.

Ed ecco che quando i genitori portano i bambini nella palestra di karate, questi si ritrovano ad avere grossi problemi di coordinamento (passare la palla con le mani ad un altro) come riportato da più di un Maestro.

Lo sport è vita praticata, perché nello sport come nel teatro, possiamo recitare la vita imparando dai nostri errori e crescendo come uomini. Fa scaturire dei bei insegnamenti come quello, per esempio, del calciatore Di Canio che ferma l’azione di un gol praticamente fatto, perché il portiere avversario si è fatto male ed è impossibilitato a difendere la propria porta:  un messaggio forte: si è uomini prima che calciatori vincenti.

Buon allenamento.