Living in a box

di Donato Salvia

Alla descrizione dei danni causati dal numero di ore passate dai bambini davanti ai monitor e Tv penso si sia dedicato un grande volume di inchiostro, eppure la situazione risulta non facile da risolvere.

Durante le mie vacanze estive ho sentito per due volte bambini piangere mentre ero in ristoranti locali. A differenza di quello che potevo immaginare, cioè una protesta per qualcosa che non piaceva o il desiderio di alzarsi per andare a giocare con cuginetti e amici, tutt’e due le volte il pianto era stato generato dal fatto che era stato tolto al bambino il telefono su cui stava vedendo un cartone o un altro ipnotico programma o gioco.

Ho cominciato a notare che questo sistema di tutoraggio era praticamente presente su quasi ogni tavolo dove c’erano dei bimbi. Attenzione completamente rivolta allo schermo di 6/9 pollici e nessun fastidio per i genitori.

Nel libro “Dalla parte dei genitori” il dottor Novara elenca i danni da esposizione da video con riferimenti accademici tali da far preoccupare un genitore: danni psicomotori dovuti alla sedentarietà catatonica, dipendenza da video, cambiamento della socialità nel bimbo, etc etc.

Siccome lo scopo di questo blog è quello di essere di aiuto al genitore, mi  concentrerò su possibili suggerimenti che possono essere dati.

La prima cosa che deve essere compresa è che la Tv e i monitor portano ad una vera e propria dipendenza. I bambini a cui era stata sospesa la visione dei cartoni o dei giochi, stavano manifestando la protesta dovuta “all’astinenza”. Il bambino era entrato nella realtà della trasmissione e aveva perso il contatto con la realtà oggettiva dell’ambiente. La comprensione di questo principio ci porta a capire che lo sforzo di diminuire l’esposizione trova una resistenza da parte del bambino e che usare maniere forti e scontrose potrebbe aumentare la condizione di protesta. La soluzione sta in una disciplinata, gentile ma autoritaria schedula impartita con fattori di realtà dati in anticipo e attività per riempire i tempi vuoti.

Nel passato i bambini venivano mandati in cortile dove con altri  si organizzava la giornata tra una capanna e una pedalata in bicicletta. Ora il bambino, in casa per un lungo periodo, è soggetto a quella noia che il genitore trova facile risolvere attraverso la TV.

Quelli che seguono sono alcuni dei consigli che penso possano essere di aiuto:

  • Non installare un Tv nella camera dei bambini. Meno monitor, meno tempo nonostante le proteste: “ma i tutti i miei amici …”
  • Se possibile evitare di avere una TV dove si mangia e se la si ha tenerla spenta durante il pasto che può diventare momento di scambio e comunicazione.
  • Stabilire con il bambino dei tempi limiti dell’uso della TV fin dal mattino così che l’astinenza sia meno drammatica.
  • Trovare lavori e cose che il bambino può fare per la famiglia così da tenersi impegnato. I piselli non si sbucciano più, ma chiedere di apparecchiare o stendere il bucato con gentile controllo, potrebbe risultare in tempo dedicato alla famiglia e la possibilità per lui o lei di sentirsi contributivo, fattore non da poco.
  • Limitare il proprio uso dei telefoni mentre si è in compagnia dei propri figli. Se lo fai tu papà, perché non lo posso fare io? (Questo mi renderà poco famoso).
  • Avere una tabella di attività per il bambino dove la tv abbia dei tempi specifici e accordati insieme a lui, tabella esposta che lui possa consultare e seguire. A volte è più semplice di quello che si potrebbe pensare.

Naturalmente ci possono essere e ci saranno altre cose giuste da fare, ma se si parte con il principio che la limitazione del tempo davanti alla TV è parte dell’attività di un genitore (concetto tra l’altro stressato nel testo sopra citato del Dottor Novara – https://www.facebook.com/DanieleNovaraPedagogista/ ) e nelle sue difficoltà educative, metà del percorso è fatto.