Analfabeta Digitale

Analfabetismo digitale è definito come la condizione di colui che non è in grado di utilizzare apparecchi quali smartphone o computer. Descrive anche chi non è in grado di comprendere e analizzare le informazioni ricavate da internet. Si aggiungono a ciò anche coloro che non conoscono il vocabolario digitale, vocabolario che è in continua evoluzione (quindi anche uno che oggi non è analfabeta digitale, non aggiornandosi, lo può diventare).

Vorrei però portare alla creazione di una seconda accezione di questa parola. Questa viene elaborata non dal punto di vista negativo di chi non sa usare il computer, ma da un punto di vista di apprendimento.

Nuova definizione

Definisco l’analfabetismo digitale come la condizione di minor capacità applicativa da parte di uno studente delle informazioni apprese su uno schermo, a differenza delle stesse apprese su carta, carenza applicativa che si traduce in minore abilità pratica di usare ciò che si conosce.

A questo scopo bisogna che io definisca “apprendimento”. Uso per questo un testo del professor Daniele Novara che definisce l’apprendimento. A pagina 94 del suo libro Cambiare la scuola si può, scrive: “L’apprendimento non è una questione di risposte esatte, ma di capacità applicative, cioè di saper usare le conoscenze in un contesto operativo, concreto, reale.” 

Un’altra accezione che corre in aiuto alla mia tesi è la definizione primitiva di studio che utilizzo sul libro La scuola Facile per Genitori impegnati:  

La definizione di studio è: l’attenta osservazione di qualcosa per acquisire dati allo scopo di risolvere i problemi.

Approfondimento

Dobbiamo prendere e scrivere su una lavagna queste parole: interesse, attenzione, osservazione, realtà oggettiva.

Se comprendiamo che lo studio e l’apprendimento partono da un interesse, su cui viene focalizzata l’attenzione, usata l’osservazione per la raccolta di informazioni e il confronto dei risultati nella realtà oggettiva, notiamo che il digitale su questi passaggi non può avere un ruolo primario.

Riprendiamo i termini in modo più dettagliato. Se io ho un problema a cui voglio trovare una soluzione, nasce il mio interesse e si sviluppa. L’interesse è una delle principali cose che gli addetti ai lavori del mondo della didattica cercano. Il mancato sviluppo è dovuto alla negazione di problemi. Una generazione di genitori solve everything sta evitando ai ragazzi qualsiasi confronto(1).

Passiamo ora all’attenzione. Questa viene notevolmente impigrita dalle soluzioni immediate che vengono fornite dalle App. Ho dimenticato di comperare il latte perché non faccio una lista della spesa dato che passo ore su Netflix, uso quindi Just-eat. Le immagini che corrono sui piccoli o grandi schermi sono piccole trappole per l’attenzione.  

Avete mai notato quanta attenzione è surgelata la mattina sui mezzi pubblici?

Muovendoci ora sul soggetto dell’osservazione, non penso di dover scrivere parole su parole, basta notare quanti occhiali sono ora sui nasi dei  bambini ed adolescenti. Lessi su un libro (e lo trovo molto corretto) che questo è dovuto al nervo ottico che non avendo campi di visione differenti sui quali muoversi si impigrisce. Guardare sempre alla stessa distanza inibisce l’uso di tale nervo.

Perdendo l’osservazione uno studente perde i guadagni dell’apprendimento. L’apprendimento passa inevitabilmente dall’osservazione dei risultati dei dati studiati. Altrimenti i dati rimangono dati e non cognizioni utilizzabili.

Prof. Daniele Novara

Abuso del suddetto libro del professor Novara indicando anche il capitolo “L’equivoco della didattica digitale”. Il professore scrive (ed io condivido) “Programmi di investimento si sono tutti rivolti alla tecnologia, come se questa potesse miracolosamente risolvere il progressivo declino di motivazione, interesse e rendimento scolastico delle nuove generazioni di bambini e di ragazzi   … la constatazione attuale è che alla fine nulla è cambiato. … Il digitale doveva servire a stimolare la motivazione e l’attenzione. Sembra invece che favorisca i processi di dipendenza da meccanismi di piacere legati a stimoli visivi e interattivi, che tendono a diminuire l’interesse nei confronti della realtà, rendendo i nostri alunni sempre meno capaci di sostenere l’attenzione in modo prolungato. …

Doveva stimolare i processi di apprendimento grazie alla facilità e all’interattività del mezzo. Invece si è scoperto che, in particolare nei più piccoli impedisce il corretto sviluppo di alcuni schemi motori che sono alla base di meccanismi cognitivi.”

Una buona Commissione

Ma quanto riferisco può essere meglio spiegato non di meno che dalla Settima Commissione Senato nella conclusione dell’indagine SULL’IMPATTO DEL DIGITALE SUGLI STUDENTI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI PROCESSI DI APPRENDIMENTO.

Rassegnarsi a quanto sta accadendo sarebbe colpevole. Fingere di non conoscere i danni che l’abuso di tecnologia digitale sta producendo sugli studenti e in generale sui più giovani sarebbe ipocrita. Come genitori, e ancor più come legislatori, avvertiamo il dovere di segnalare il problema, sollecitando Parlamento e Governo ad individuare i possibili correttivi. Avanziamo alcune ipotesi:

Sono stato in una classe e ho visto studenti che dopo 30 secondi che parlavo loro, cadevano in uno stato di declinazione dalla realtà con occhi assenti. Trenta secondi. L’unica cosa che li destava era prendere il mano lo smartphone per vedere se qualche notifica poteva dare loro interesse, soluzione effimera ovviamente, ma pur sempre valida per destarli. Quella mattina sono uscito molto rattristato da quella classe e preoccupato per il futuro di alcuni di loro che non riuscivo proprio ad immaginare.

Ed eccola qui la definizione di analfabeta digitale: la condizione di minor capacità applicativa da parte di uno studente delle informazioni apprese su uno schermo, a differenza delle stesse apprese su carta, carenza applicativa che si traduce in minore abilità pratica di usare ciò che si conosce.

Questo articolo conta più di 900 parole. Se sei arrivato qui fai parte del 25 percento delle persone che hanno iniziato a leggerlo. Complimenti, la tua attenzione è ancora sotto il tuo controllo. E ricorda: non è un biasimo verso il digitale, ma una constatazione verso l’ipnosi generata dagli schermi.

(1) https://www.ioglirestoaccanto.it/2024/03/31/nessuno-ha-amore-piu-grande/