Come commenterebbe Maria Montessori la LIM in una classe?

Devo ringraziare Sonia Coluccelli che, con il suo libro, mi sta consentendo di avere accesso al mondo di Maria Montessori a me sconosciuto.

Ho cominciato da poco a leggere il suo libro “il Metodo Montessori” ed ho già fatto delle scoperte interessanti.

Una delle prime è stata quella di sapere che Montessori, dopo essersi laureata in Neuropsichiatria,
ha studiato Filosofia, forse spinta dall’esempio dello zio abate.

Lo zio, oltre ad essere un religioso, studia la scienza della biologia seguendo i principi della sua
congregazione.

La sua congregazione (i Rosminiani) erano infatti attivi in opere di carità e di istruzione considerando l’ignoranza un area a cui porre rimedio.

È una delle prime dottoresse, per quanto io ne sappia, a distinguere l’uomo nelle tre componenti di Spirito, mente e corpo, teoria che farà da pilastro nel suo metodo pedagogico.

Di conseguenza l’analisi del paziente viene fatta dalla Dottoressa (i primi pazienti erano i bambini deficienti –nome usato al tempo- del reparto pediatrico dell’ospedale cui era assegnata) tenendo in considerazione la parte spirituale e lavorando su essa.

Forse è una prerogativa dei grandi psichiatri non eludere l’esistenza dello Spirito.

Infatti lo psichiatra Basaglia parlava fino a tarda notte del più e del meno con i pazienti, trovando in loro la parte migliore, quella speciale(2) (lo Spirito), che altri non vedevano fermandosi alla malattia manifestata dalla mente.

Tornando alla Montessori, ella esplora e stabilisce quello che deve essere fatto nella pedagogia prendendo in considerazione i tre fattori sopra.

Invita i genitori a riconoscere la parte spirituale, questa forza, così che la sua potenzialità non venga repressa, ostacolata o bloccata.

Il metodo Maria Montessori pone, durante il periodo scolastico, l’accento sull’ordine di due parole e sulla loro etimologia: insegnare(3) ed educare(4). Insegnare, ossia mettere un segno, non è ritenuto necessario poiché la vera funzione di un adulto non è incidere qualcosa ma riconoscere il potenziale del bambino e lasciarlo uscire educandolo.

Per cui, ipnotizzare tramite uno schermo, che significa ridurre i sensi del tatto, olfatto, dell’apprendimento del movimento, della sperimentazione della profondità e molto altro ancora, non potrebbe essere accettato come metodo Pedagogico. Il diamante grezzo verrebbe reso granito e di nessun valore.

Quando la Montessori invita i genitori a preparare un ambiente adatto per i bambini dove loro possano sviluppare i loro sensi e dirigersi verso la fonte di apprendimento da loro decisa, pensate che prevedesse uno schermo piatto in cui il bambino va ad ipnotizzarsi?

E pensate che lui come Spirito, distinto da mente e corpo, gradisca di più un apprendimento basato sulle percezioni raccolte dal suo corpo per farne tesoro nella sua mente, o preferisca stabilire questo rapporto senza una viva comunicazione che otterrebbe con una  L.I.M.?

E così, con non poche bugie della generazione Z, dell’era digitale, del “guarda come è avanti”, gli schermi vengono installati o resi disponibili ad ogni età, persino nella parte iniziale del percorso quando il neonato è “come uno spirito che si è racchiuso nella carne per venire al mondo”.(5)

Ma qualcosa può essere fatto. Perché le idee e le realtà a volte hanno forza. Più forza delle immagini di uno schermo.

  1. Lavagna interattiva multimediale
  2.  L’etimologia del termine psiche (dal greco ψυχή, connesso con ψύχω, “respirare, soffiare”) si riconduce all’idea del ‘soffio’, cioè del respiro vitale; presso i greci designava l’anima in quanto originariamente identificata con quel respiro; in questo senso, la storia del concetto di psiche viene a coincidere con quella del concetto di anima.  Treccani
  3. Etimologia di insegnare: lat. *insĭgnare, propr. «imprimere segni (nella mente)», der. di signum «segno»,
  4. Etimologia di educare: dal lat. educare, intens. di educĕre “trar fuori, allevare”
  5. Frase di Maria Montessori per descrivere il neonato.

(5) Frase di Maria Montessori per descrivere il neonato.