Divieto dell’uso del cellulare nelle scuole.

Due giorni fa è uscita una circolare del Ministro dell’Istruzione e del Merito che regolarizza l’uso dei cellulari nelle classi. Da quando mi occupo del problema del tempo schermo è il terzo fatto di cronaca italiano sul soggetto che esce sui media. In due anni per essere preciso. Da notare che – mai approfonditi i termini da parte mia- il divieto sembra stato approvato in Florida, in Inghilterra e proposto a San Marino.

Il fatto, come nelle due volte precedenti, ha sviluppato tesi e antitesi sulla giustezza del provvedimento.

Proprio su Linkedin due giorni fa era presente un’indagine e un terzo delle persone che avevano partecipato era sfavorevole alla direttiva.

Sapendo che qualunque docente che sia dotato di naturale osservazione non ha dubbi sul fatto che il telefonino in mano ad un adolescente/bambino è sorgente di distrazione, mi viene da pensare che la maggioranza di questo terzo siano dei genitori.

Cosa provoca questo fenomeno di differenza di opinioni su un problema che io reputo serio e delicato?

Per avere una risposta dobbiamo porre la corretta domanda: Ma cosa è un cellulare?

Per un docente o addetto didattico come dicevo sopra, è sorgente di distrazione. Diventa difficile stabilire una comunicazione e la relativa trasmissione di nozioni quando la persona è distratta dal cellulare.

Per il ragazzo o bambino un mondo parallelo di indubbio piacere. La dopamina si impenna, si scoprono velocemente cose che difficilmente un libro da leggere può fornire, non importa la qualità dei contenuti (non a quell’età). La noia viene relegata in un effimero senso di assorbimento ed ipnosi che viene naturalmente indotta dallo schermo.

Per il genitore una notevole panacea per tutte le richieste del ragazzo o bambino e stati umorali non desiderati.

L’ultimo bambino, visto questa mattina in un mercato con un cellulare in mano, camminava girando in pochi metri mentre era completamente rapito da un video che guardava sul telefono. Non ho idea se questo fosse il minimo che lui avesse richiesto per andare con i genitori, “io mi annoio, lasciami il cellulare”, o se questo fosse già un estensione del suo braccio avuta in regalo per l’ ultima pagella o per  natale. Sta di fatto che la sua attenzione era assorbita e quindi non era sorgente di rottura per i genitori che potevano fare la loro spesa in santa pace.

Del resto come spiegare il porta cellulare per passeggino in vendita su Amazon?  L’infante (termine usato dalla Montessori per indicare quell’essere alla ricerca del mondo nei suoi anni iniziali) invece di guardarsi intorno e comprendere cosa stia avvenendo, è rapito ed assente con il cartone o il gioco di pixel davanti ai suoi occhi. E la mamma può fare la spesa, la telefonata con la sua amica o altro.

Ma torniamo alla scuola e all’inchiesta che vedeva un terzo delle persone contrarie ad vietare i cellulari.

Devo annunciare a questi genitori che tra le loro file provocatoriamente mi ci metto anche io. Anzi scrivo una lettera al Ministro in cui gli spiego che un divieto non ha nessun valore.

Caro Ministro, la sua circolare è completamente   inappropriata e funzionante.  Se non portiamo nel mondo degli adulti la realtà di quello che avviene nella testolina di Marco quando ha un cellulare in mano, se non spieghiamo cosa sia il vamping, il divieto non funzionerà. Se non spieghiamo cosa sia la dispersione di attenzione e che cosa succede fisicamente al cervello di un bambino piazzato per comodità davanti ad uno schermo, le possibilità che esistono che il deficit di attenzione sia connesso ad un uso esagerato di video, che il problema di un figlio che non strilla al ristorante si tramuta in un figlio che sarà un potenziale escluso dalla vita anni più avanti, il divieto non funzionerà. Sono tutte informazioni mancanti che faranno della sua direttiva carta straccia.

Vede Ministro, sto parlando con i genitori, quei pochi che sono preoccupati. Vogliono risultati nel Digital detox in un attimo, con la stessa velocità con cui si ordina il cibo su just eat, e non hanno capito che il tempo da dedicare ai bambini ed ai ragazzi è la chiave per usciere da un loop incredibile.

Gli insegnanti mi chiamano e sanno che ciò che spiego è vero, sanno anche che al pubblico non piace lo sforzo da fare per riportare quella buona comunicazione nella famiglia che è la base di una qualsiasi attività.

La soluzione passa quindi ed inevitabilmente attraverso i genitori che dobbiamo portare a comprendere i danni e genitori che sono disposti ad AFFRONTARE la situazione di dipendenza e di ipnosi che si presenta.

Ma caro Ministro, io ci sono, con la mia campagna, con i miei libri e con la mia passione per il futuro.